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L’autentica ricetta dei fricieuj di mele alla piemontese

Le ghiotte frittelle tipiche del martedì grasso venivano preparate soprattutto con i “carpendù” (mele renette)

Non c’era vigilia del Mercoledì delle Ceneri in cui le mamme o le nonne non preparassero ij fricieuj di mele. Nel tardo pomeriggio, all’ora canonica della marenda sinòira, tutta la famiglia era convocata attorno al desco, davanti ad un vassoio di fumanti e invitanti fricieuj ëd pom, dal colore ramato, abbondantemente cosparsi di zucchero semolato.

La mela renetta in Piemonte è conosciuta come carpendù

Che delizia per il palato era addentare la morbida pastella, racchiusa nella crosta croccante e zuccherata: “Atension ch’a bruso!” ‒ s’affannava la nonna a mettere in guardia i commensali, mentre sei, sette, otto, dieci mani, si lanciavano contemporaneamente e con malcelata avidità sul piatto a centro tavola ricolmo di frittelle.

Di forma irregolare, i fricieuj apparivano sostanzialmente tondeggianti, con le tipiche protuberanze e i nodosi bitorzoli che la pastella generava durante la frittura.

Ma non è giusto parlarne all’imperfetto perché ‒ per fortuna ‒ c’è ancora chi li prepara in questo inizio di terzo Millennio, mantenendo viva una tradizione di Carnevale che in Piemonte si tramanda da secoli.

Per chi si volesse cimentare a preparare i fricieuj di mele alla piemontese, ne riportiamo più sotto la ricetta. La preparazione richiede attenzione e vi impegnerà per qualche tempo accanto ai fornelli: ma quando li presenterete sul piatto, fragranti e seducenti, sarà una festa per tutti i presenti, una gioia che compenserà ampiamente l’impegno profuso e il tempo dedicato.

Ci teniamo però prima a sottolineare che ciò che caratterizza i fricieuj di mele alla piemontese sta nell’ingrediente base: le mele utilizzate erano (e dovrebbero essere anche oggi) soprattutto i carpendù, ovvero le mele renette (ideali quelle della Val d’Aosta, dalla polpa finissima e profumata e moderatamente succosa) il cui sapore, tipicamente acidulo, si smorza e si sposa alla perfezione con quello della pastella e con lo zucchero in superficie. In alternativa ai carpendù, sono adattissimi anche ij pom rusnent (ovvero le Golden ruggine Piemonte).

E beh! Non si tratta di essere pignoli, ma di attenersi ai canoni dell’autentica tradizione piemontese tramandataci dai nostri nonni: il che è anche una doverosa forma di rispetto per le generazioni che ci hanno preceduto.

Per concludere qualche consiglio: nella pastella potete infine aggiungere, se volete, un cucchiaio di liquore (ad es: anice o amaretto).

Incorporati tutti gli ingredienti, potete iniziare immediatamente a friggere: se utilizzate il lievito istantaneo, non è infatti necessario attendere la lievitazione.

Ancora un piccolo segreto, ereditato dalla nonna: prima di aggiungere le mele finemente sminuzzate nella pastella, incorporate anche l’albume delle due uova montato a neve: otterrete così un impasto particolarmente morbido e soffice.

Ingredienti (per 4-5 persone)

2 mele carpendù (renette)
2 uova
½ bicchiere di latte
3 cucchiai di zucchero semolato
la scorza grattugiata di un limone con il relativo succo
un pizzico di sale
200 gr. di farina
8 gr. di lievito istantaneo per dolci

Sergio Donna

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Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. L’ultimo suo romanzo, "Lo scudetto revocato” è ispirato al presunto illecito sportivo che portò alla revoca del primo scudetto conquistato sul campo dal FC Torino. Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo le edizioni annuali di “Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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